E' già maggio. Come era già febbraio, novembre, luglio, come già bisognava partire da Parigi, come già era Natale e i primi tre mesi fuori erano andati, ero ancora vivo, come già era fine settembre e bisognava partire per Parigi e lasciarsi un po'. E' sempre già oggi. E oggi è già passato il fine settimana (o l'inizio settimana) e di nuovo mi chiudo in biblioteca, come prima e a fare cose molto più noiose di prima: la lettura con traduzione delle insopportabili Epistole di Dante. Quindi? Quindi gnente. Sono passati troppo velocemente questi giorni chiari passati con voi, questo tempo bello, pieno e felice, di scoperte e riscoperte, di mangiate prelibate, di cibi cotti ma soprattutto fritti, di colazioni fuori al balcone con l'aria fresca e mattutina di un giorno che sarà caldo, e che il bianchiccio umido e afoso, profumato di ginestre vere e finte, anticipa preparandosi ad esplodere in un trionfo d'oro e azzurro. Ieri io e Fabiano eravamo a Gradola e ci siamo addormentati al sole. Ci siamo svegliati e il mare blu brillava. Per un attimo è stata estate.
Per qualche giorno e per più tempo di quello che mi è stato concesso di riconoscere il sole fresco di fiato del mio meridione, non tanto mio questo che ho scoperto in Napoli quanto più magico e segreto. Mi restano dietro gli occhi tante immagini confuse eppure sensate, si legano a una melodia, un sottofondo, come da qualche sperduto basso affollato di musici melanconici muroliani. Romantica e disperata nella polvere che soffia tra ruderi e chiese come case, proprio case, dove l'abitare è più diffuso più impertinente come la fame. Quella fame scostumata e un poco straniera, perché più gola, che ci prendeva di pizze e sfogliatelle ricce e frolle. E lo si sente il suono magico di un cuore di città più nascosto in questo allegro endecasillabo "di pizze e sfogliatelle ricce e frolle". Così rido di cuore delle risate di Chiaia, Posillipo e via Vittorio Emanuale e Catullo e così via, che sono tutti affollati sorrisi davanti a o'mare, chi con la bocca piena chi con qualcosa tra i denti. E se incontrerò Sansevero anima persa sulle rive dell'abruzzese Sangro, ormai fiumiciattolo povero senza strada, gli racconterò della Napoli dei Morti e poi di quella dei Femminielli e quella della ZTL e quella che si specchia nel suo barocco e imbrunito specchio antico, mischiandole tanto che forse non saprà più d'essere anima persa con me perso anima e corpo. A presto Napoli...a presto ragazzi e grazie.
RispondiEliminaMi unisco e condivido, difficile aggiungere altre parole a queste vostre meravigliose. Rimane dentro uno sfondo che sa di storie magiche e di un filo che attraversa l'Italia legando di affetto sincero chi ha condiviso e condivide istanti tra il nord e il sud dell'Europa. Restano le immagini di una Napoli che è un po' come una vecchia soffitta di tesori dove dopo aver esplorato tutto il visibile rimangono gli infiniti interstizi di ciò che solo guardando bene si può vedere, dove servono mani che conducono, custodi che aprono porte inesplorate e passioni che rincorrono una scala e una finestra che si affaccia a sorpresa su di noi. Resta il sapore in bocca di cibi che sanno di cose vere, di terra e di sole e stridono poi col sapore insapore che ritrovi qui, ma basta poi un po' di fantasia e l'inodore riprende colore. Grazie amici e grazie maggio, ora è già un po' estate.
RispondiEliminaCarisssimi, finalmente libero dall'esame volevo aggiungere il mio commento agli stupendi giorni passati in vostra compagnia...
RispondiEliminaQuando ripercorro con la memoria un anno, finisco sempre per condensarlo in pochi giorni significativi in attimi di vita legati a sensazioni più intense o perlomeno ad attimi di spensieratezza, questi risultano essere sempre i giorni passati con gli amici o meglio con gli affetti, facendo viaggi, piccole gite, picnic o tutto quello che il tempo libero concede, sono come perle preziose da custodire gelosamente che nei tempi grigi ti strappano un sorriso... sono il cemento delle relazioni,sono legami...
Spero di passarne presto altri insieme a voi!
Baci